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“Gli antipartitocratici”, di Giulia Innocenzi Paradossi calcistici

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Oggi è il giorno del processo alla Nazionale di Lippi. E della ricerca delle cause di un fallimento (sportivo). Repubblica, Corriere e Stampa dedicano dalle 10 alle 13 pagine, le prime, all’Italia (quella calcistica). Si può accettare, anche se in un Paese con un’altra cultura (civile) ciò non sarebbe accaduto. Specie in un momento di crisi (di fondo e acuta) della nazione. Oltre tutto ciò allontana gli italiani dalla percezione di ciò che sta davvero avvenendo. Ed è così che anche la nostra politica, quella becera, quella autoreferenziale, può permettersi di macchiarsi, nella giornata della partita della Nazionale, di un fatto grave come la nomina a ministro di Brancher perché potesse utilizzare, come ha effettivamente fatto ieri, lo scudo del legittimo impedimento per sfuggire ai propri guai giudiziari. Il giornale della politica italiana sceglie allora una via mediana, parlando della nostra politica – e dell’Italia, quella vera – e parlando anche un po’ (poco) di calcio. Lo fa con Giulia, che analizza il commento di Calderoli all’uscita prematura della nostra rappresentativa chiedendosi se il ministro, e dunque la Lega, non si stiano accorgendo che la loro linea sulla cittadinanza è antistorica. E non fa (dunque) il bene dell’Italia.     

Nella foto, Giulia Innocenzi

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di GIULIA INNOCENZI

Il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli:

Questa prematura eliminazione non è altro che il risultato di una demenziale politica sportiva, che ha portato alla cancellazione dei nostri vivai e che ha fatto sì che a vincere il campionato e la coppa Italia, oltre che la Champions League, sia una squadra che di nostrano non ha neppure l’allenatore [l'Inter].

Che Calderoli stia inconsciamente spingendo per allargare il “nostrano” italico, magari ammodernizzando i criteri per ottenere la cittadinanza nel nostro paese?

Potrebbe dare una bella spinta a quelli che Calderoli ha chiamato “bambini viziati” e ai loro “capricci”.

Un fatto è certo: la “Padania” non avrebbe fatto un gran che meglio.

GIULIA INNOCENZI


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